The Ancient Modernist, affresco realizzato con la tecnica storica.
Figurativamente parlando, si pone come un tributo al modernismo e ai successivi paradigmi scaturiti da esso, un tributo soprattutto ai suoi protagonisti, un tributo negativo ai Gran Maestri del passato e agli epigoni successivi che hanno generato la decadenza architettonica odierna.
Nove protagonisti, alcuni appartenenti al passato, altri al panorama contemporaneo, molto diversi tra loro, seppur collegati da un resistente filo conduttore, tra ego e genialità, egoismo e innovazione.
I maestri rappresentati (Mies van der Rohe, Le Corbusier, Koolhaas, Fuksas, Loos, Toraldo di Francia, Gropius, Johnson e Hadid) sono celebrati in questo pamphlet figurativo artistico come le più alte personalità nel campo artistico nell’ultimo secolo, capaci e colpevoli di esser riusciti a piegare il flusso artistico dell’architettura verso un destino di standardizzazione ed industrializzazione.
Dai primi fasti modernisti all’odierna architettura, con tale opera si va a ostracizzare ciò che i nuovi paradigmi hanno generato nelle generazioni future (attuali), ovvero una landa di incompetenza e banalità dove appunto l’architettura (e l’arte) hanno subìto uno stupro teorico per umili finalità di scopo economico.
L’anti-dinamismo delle figure che appaiono dipinte come sculture greche ancestrali, piuttosto che come essere umani dinamici dotati di vitalità, vuole indicare la solidificazione stilistica odierna che indirettamente i Maestri iconoclasti hanno creato grazie alle dottrine scaturite dalle proprie teorie.
Il decadentismo rappresenta l’attuale situazione architettonica ed artistica, dove c’è necessità di superamento di tali dogmi stilistici, ormai antichi se paragonati alle necessità della società contemporanea.
Come si può oggi operare con la standardizzazione modernista quando c’è una netta necessità di personalizzazione?
Il rifugio dove appaiono nascosti i maestri riprodotti, sta a rappresentare un’odierna opera architettonica (di scarso livello progettuale) aggredita dalla natura.
Infatti è proprio la natura nell’affresco che è l’unica apparentemente dotata di dinamismo.
Dallo scivoloso pavimento dipinto volutamente con rapidi getti di colore, ai rampicanti esterni che tendono ad entrare dalle numerose aperture della struttura, si vuole simbolizzare il futuro riappropriarsi della natura sullo stile freddo e mediocre che ha generato l’ortodossia modernista…
[da qui l’aforisma di Frank Lloyd Wright: “Un medico può seppellire i propri errori, ma un architetto può solo consigliare al cliente di piantare dei rampicanti.”]
La nudità quasi totale dei soggetti rappresentati, apparentemente simbolo del minimalismo generato dalle teorie moderniste, sta invece ad indicare la reale mancanza di ideologia che il modernismo ha originato.
La mancanza di ideologia che oggi è stata tamponata dai software parametrici che sono l’unico mezzo per generare un apparente innovazione stilistica e teorica.
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I riferimenti storici dell’affresco “The Ancient Modernists” richiamano e rendono onore ai maestri freschisti del passato, tra tutti Raffaello con il riferimento alla “Scuola di Atene” e a Leonardo da Vinci con il suo “Cenacolo”
L’uso della prospettiva chiama in causa l’ovvio riferimento della prospettiva Raffaellesca della “Scuola di Atene” la costruzione compositiva infatti ricorda l’opera del maestro Urbinate.
In questo caso la prospettiva non viene usata per un equilibrio compositivo o semplice tributo a Raffaello Sanzio, viene piuttosto usata per satirizzare il momento e ingessare la scena, così per ribadire la stagnazione architettonica odierna.
Oltretutto la scenografia creata da Raffaello nella “Scuola di Atene” tiene conto di un equilibrio e di una centralità che rende onore alle figure di Platone e Aristotele, nell’affresco “The Ancient Modernist” invece la centralità è riservata all’architetto Massimiliano Fuksas sicuramente il meno dotato dei maestri rappresentati e forse il più grande strumentalizzatore delle ideologie moderniste.
Per la precisione la prospettiva sull’Architetto Fuksas cade sul suo deretano, quasi ad urlare che in fin dei conti: <questa è architettura fatta con il culo!>.
La scenografia tira in ballo un altro palese riferimento, questa volta al Cenacolo Leonardesco.
Qui viene volutamente riprodotta la conformazione della “stanza”, con le tre finestre di sfondo e le aperture laterali, poi modificate in chiave contemporanea e con l’utilizzo della vegetazione che violentemente vuole accaparrarsi lo spazio in decadenza.
Questo richiamo a Leonardo e alla sua Ultima Cena, vuole anche qui satirizzare le figure degli architetti modernisti, che secondo il punto di vista degli architetti e i critici contemporanei sono erroneamente paragonati a Gesu Cristo e ai suoi apostoli.
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Ci sono delle piccole ardite curiosità da tener presente quando si osserva l’opera freschista “The Ancient Modernists”, alcune da scoprire ma la più interessante, da spiegare, è la questione della mano nascosta.
Secondo l’artista infatti, tutti i maestri rappresentati hanno tolto qualcosa all’architettura e all’arte per interessi personali sia di natura carrieristica che di natura idealistica.
Questo sentimento di aver tolto qualcosa all’architettura e all’arte viene rappresentato con la mano nascosta.
Tutti i protagonisti (ad eccetto Philip Johnson), hanno una mano che non viene mostrata, che impugnerebbe simbolicamente il loro “torto” all’architettura e all’arte.
La risposta alla domanda del perché Philip Johnson non abbia almeno una mano nascosta, anzi addirittura mostri spavaldo le sue mani, su cui una addirittura accoglie un tatuaggio dove sulle nocche appare la parola “WHORE” (PUTTANA), può essere spiegato semplicemente tirando in ballo un aforisma dello stesso Philip Johnson che si auto definì la puttana dell’architettura (“I’am a whore”).
Questa definizione che si auto inflisse, lo reputa forse il più cinico ma di certo il più “onesto” dei maestri rappresentati.
La sua onestà, e in un certo qual modo la sua mano, vanno a ribadire quello che l’intera opera “The Ancient Modernist” vuole esprimere, ovvero l’onore al modernismo e ai suoi protagonisti, che hanno avuto il pregio di generare una corrente talmente forte sull’attualità da rendere paradossalmente debole il futuro, così da aver generato inconsapevolmente il più grande vuoto stilistico, della recente storia dell’uomo.
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